ADSL: IL GARANTE VUOLE CHIAREZZA SULLE PRESTAZIONI

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Gli ISP saranno obbligati a dichiarare la velocità minima del servizio e non solo quella massima.

Era un provvedimento che aspettavamo da tempo. Finalmente l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduta da Corrado Calabrò, si è occupata di qualità del servizio di accesso a internet a larga banda. Adesso gli operatori devono indicare la velocità minima del servizio e non solo quella massima, come avviene oggi. A breve ci sarà un test di verifica delle prestazioni delle linee. L’obiettivo, spiega la stessa Agcom in una nota, è introdurre un sistema “per permettere al singolo consumatore di conoscere, in totale trasparenza, sia le prestazioni relative all’offerta di connessione ad Internet di ciascun operatore, al fine di effettuare una scelta consapevole anche sul piano della qualità dei servizi, sia le effettive prestazioni del proprio accesso una volta attivato il servizio”. Grazie al provvedimento che riguarda l’accesso a internet da postazione fissa, “gli utenti potranno confrontare meglio le diverse offerte pubblicizzate, in quanto gli operatori dovranno indicare nelle informazioni, con qualunque mezzo diffuse, la velocità minima risultante dalle misurazioni effettuate, definita come banda disponibile in download nel 95% dei casi, mentre oggi le offerte pubblicizzate indicano solo la velocità massima teorica”. In una fase successiva, gli utenti potranno accedere a un servizio gratuito di verifica delle reali prestazioni della propria linea (velocità di trasmissione, ritardo e tasso di perdita di pacchetti dati, durante le fasi di uploading e downloading). A seguito di apposita manifestazione d’interesse, da presentare entro 30 giorni, l’Autorità individuerà un soggetto indipendente che, sotto il proprio coordinamento, avrà il compito di condurre l’attività di misurazione.

Il provvedimento dell’Autorità Garante delle Tlc, ormai pronto per diventare legge.

L’Adsl sta per cambiare volto. È imminente, infatti, una riforma delle sue regole. E sarà la prima dal 2000, anno in cui sono state poste le basi di questo mercato. Cambieranno molte cose, come si legge in un provvedimento dell’Autorità Garante delle Telecomunicazioni (Agcom), ormai pronto per diventare legge. Ha ricevuto infatti nei giorni scorsi il placet della Commissione Europea e dell’Antitrust. L’Agcom così traghetta il mercato Adsl italiano in una nuova fase, come voluto dai dettami del nuovo codice delle comunicazioni elettroniche, deciso nel 2002 dalle istituzioni europee (e recepito in questo periodo nei vari Paesi e settori delle telecomunicazioni). Le novità in arrivo hanno suscitato polemiche tra i provider internet (riuniti nell’associazione AIIP). A detta loro il provvedimento è pericoloso perché allarga le maglie della regolamentazione Adsl cui è soggetta Telecom Italia. Temono quindi che Telecom avrà mano libera per aumentare la propria quota di mercato, già ora considerevole (70-80 per cento delle Adsl italiane sono Alice). La causa dei provider è stata sposata dal senatore dei Verdi Fioriello Cortiana, che a riguardo ha presentato nei giorni scorsi un’interrogazione parlamentare, e da numerosi blog di settore. Per ora la situazione è fase di stallo: non c’è una data certa in cui il provvedimento diventerà legge. Se ne riparlerà, in una riunione di Consiglio Agcom, forse il 15 o il 21 dicembre. “I margini per modificare il provvedimento sono molto limitati”, spiega a Repubblica.it Enzo Savarese, commissario Agcom. “Abbiamo però incontrato i provider e molte delle loro lamentele non sono peregrine, quindi vedremo il da farsi”.

Ecco, in sintesi le novità che il provvedimento introduce:

Offerte Adsl più variegate:
Finora i provider non dotati di infrastrutture di rete alternative (unbundling) hanno avuto una scelta limitata per quanto riguarda le caratteristiche delle Adsl da vendere al pubblico. Devono scegliere le Adsl da un listino all’ingrosso, dove Telecom mette a disposizioni alcuni tagli (640/256 Kbps, 1.280/256 Kbps, 4.096/256 Kbps…) e altri no, in base alle proprie scelte commerciali. Ecco perché finora gli italiani non coperti da unbundling di qualche operatore (ossia la maggior parte) non hanno potuto acquistare Adsl a 6 Megabit; oppure a 4 Megabit con molta banda di upload (invio dati) e alte garanzie di velocità. La rete di Telecom già permette queste opzioni, che però non sono disponibili nel listino all’ingrosso. Con il nuovo provvedimento, i provider potranno avere un accesso più completo alla rete di Telecom e fare da sé i propri tagli di velocità. È probabile quindi che ne deriveranno offerte più varie.

Via il tappo sui prezzi dell’Adsl:
Come scrive la stessa Agcom analizzando questo mercato, l’attuale sistema che regola i prezzi Adsl in Italia ha un problema. Gli operatori comprano da Telecom Italia, all’ingrosso, a prezzi che sono orientati su quelli delle offerte Alice (ossia della stessa Telecom). Cioè, se un utente paga 36,95 euro al mese Alice 4 Megabit, i provider possono comprare quell’accesso Adsl a circa la metà da Telecom. È un sistema semplice e che in teoria permette ai provider di fare profitti, ma rischia di mettere un tappo alla discesa dei prezzi Adsl al pubblico, poiché quelli Alice e quelli degli altri provider, in questo modo, vanno di pari passo. E non sono orientati agli effettivi costi industriali necessari per fornire il servizio, bensì ai prezzi di Alice (ossia alle politiche commerciali di Telecom). Il nuovo provvedimento appunto introduce la regola che i prezzi all’ingrosso debbano essere orientati ai costi reali affrontati da Telecom per fornire il servizio agli operatori. Agcom dovrà studiare la contabilità di Telecom, a cui chiederà quindi di pubblicare una nuova offerta all’ingrosso, basata su questi nuovi principi.

Meno controlli su Telecom Italia:
Telecom, prima di pubblicare una nuova offerta Alice, finora ha dovuto chiederne l’autorizzazione ad Agcom, con un preavviso di 30 giorni. Il nuovo provvedimento abolisce quest’obbligo ed è la novità più contestata dai provider. Il tutto avviene nell’ottica del nuovo codice europeo delle comunicazioni, secondo cui vanno regolati in modo stretto solo i mercati dove manca un’effettiva concorrenza. L’Agcom potrà comunque bloccare eventuali offerte Alice considerate anticoncorrenziali (non replicabili dai concorrenti), ma solo dopo che usciranno sul mercato. I provider temono però Agcom non riuscirà a fare questi controlli con sufficiente tempismo; sarebbe lasciato così il tempo a Telecom di fare man bassa di utenti grazie a eventuali offerte vendute a prezzi stracciati.
Il punto è che le preoccupazioni dei provider sono fondate su un fatto oggettivo: l’Agcom è sotto organico e ha risorse finanziare insufficienti, come ha denunciato nei giorni scorsi lo stesso Presidente, Corrado Calabrò, accusando di ciò le scelte del Governo Berlusconi. Non si trova quindi nelle condizioni ideali per fare un controllo a posteriori, sulle offerte Alice, con tempismo ottimale, in modo da impedire vizi alla concorrenza.

Il problema è già venuto a galla: tra settembre e novembre alcuni provider (come Tele2, Eutelia e Tiscali) hanno denunciato alla Corte di Appello di Milano Telecom Italia per questioni di concorrenza. Sarebbe stato compito di Agcom dirimerle, a cui però i provider avevano già rivolto le proprie lamentele, prima di rivolgersi al giudice, e avevano atteso invano una reazione. “È vero, le risorse sono scarse, e certo non si possono fare nozze con i fichi secchi”, dice Savarese; “vorrei però tranquillizzare i provider. Dal primo febbraio l’Agcom avrà una nuova organizzazione, che darà più forza alle funzioni di controllo e di sanzione. Inoltre abbiamo già pubblicato i bandi per aumentare il nostro personale, che salirà a 280 dipendenti nel secondo trimestre dell’anno, dagli attuali 250. Contro però gli 800 dipendenti che ha Ofcom, l’Autorità Garante nel Regno Unito”.

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ADSL: IL GARANTE VUOLE CHIAREZZA SULLE PRESTAZIONIultima modifica: 2008-12-06T02:41:43+01:00da worldeditor
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