LIBERATI DALL’ANSIA – CONSIGLI UTILI

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Dal latino anxia (da angere, stringere), stato emotivo spiacevole, accompagnato da senso di oppressione, eccitazione e timore di un male futuro, la cui caratteristica principale è la scomparsa o la notevole diminuzione del controllo volontario e razionale della personalità», così il dizionario definisce l’ansia. Nell’articolo sulla paura, avevamo citato l’ansia come “timore interno del mondo esterno, in mancanza di uno stimolo che venga dal di fuori” che, unita alla definizione data dal dizionario, ci fa comprendere la complessità di questa “emozione”: ambigua, sfuggente, inquietante. E, come la paura, non la si può affrontare né fuggire. 

UN’ANALISI MEDICA: Nella psicoanalisi, l’ansia è considerata una sensazione di pericolo di cui non si individua l’origine, dovuta a conflitti inconsci (e forse alla madre di tutte le paure, quella della morte, a cui vecchiaia e malattia si avvicinano). Spesso la si ritiene sinonimo di stress (l’etimologia è la stessa), confondendo così la causa con l’effetto, e una normale ansia, come quella che si prova dovendo affrontare un esame, si sovrappone all’ansia angosciante che può arrivare fino all’attacco di panico. Le somatizzazioni sono diverse: modificazioni del ritmo del respiro, sudorazione, tachicardia, agitazione, senso di vuoto allo stomaco. Tutte reazioni dovute in genere all’aumento in circolo di alcuni neurotrasmettitori come l’adrenalina. Per contenere l’ansia si mettono in atto comportamenti compulsivi o rituali (come il controllo ossessivo di rubinetti e serrature, o il contare le cose più improbabili sperando in un effetto scaramantico). Si modifica anche il rapporto con il cibo con effetti a volte opposti: la perdita di appetito (la gola si stringe, lo stomaco si chiude e non si riesce a mangiare) o la fame compulsiva (alcuni cibi, come il cioccolato, hanno un effetto blandamente sedativo, incrementando la produzione di serotonina). Ci si trova così intrappolati in una gabbia di comportamenti che non si riesce a controllare.

INTERPRETAZIONI FILOSOFICHE: Secondo la filosofia moderna, l’ansia è insita nella condizione umana. Martin Heidegger spiega questa emozione come «manifestazione fondamentale dell’essere nel mondo» connessa cioè al solo fatto di esistere. Per Jean-Paul Sartre e Søren Ki-erkegaard la consapevolezza dell’ansia come vissuto esistenziale è addirittura la premessa della coscienza umana della libertà. Per il filosofo contemporaneo Salvatore Veca si può affrontare l’ansia «accettando di convivere con le nostre incertezze, alla ricerca di un punto di equilibrio provvisorio… facendo dono di noi agli altri. Consapevoli della nostra incompiutezza». 

APRITI AL DIALOGO: Una delle caratteristiche dell’ansioso è il senso di isolamento, di inadeguatezza, il sentirsi un caso anomalo: condividere la propria esperienza con qualcuno è utile, secondo gli psicologi, per superare questa situazione. D’altronde, come dice il Dalai Lama: «l’impegno altruistico ci libera dalle motivazioni specifiche di sconforto, collocandole in una prospettiva più ampia: tali difficoltà non devono scoraggiarci. Gran parte dei problemi, delle preoccupazioni e della tristezza che costellano la vita derivano dall’attac-camento a noi stessi». Per ancorarsi, affrontando l’insicurezza, per tornare a una situazione di equilibrio interno, nonostante le variazioni che avvengono all’esterno (omeostasi), lo yoga è un formidabile strumento.  (yogajournal.it)

APPROFONDIMENTI: L’ansia è uno stato caratterizzato da una sensazione di paura non connessa ad alcuno stimolo specifico. Si distingue dalla paura vera e propria per il fatto di essere aspecifica, vaga o derivata da un conflitto interiore. I segni somatici sono una iperattività del sistema nervoso autonomo e in generale della classica risposta del sistema simpatico di tipo “combatti o fuggi”. L’ansia è una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno. Può esistere come disturbo cerebrale primario oppure può essere associata ad altri problemi medici, inclusi altri disturbi psichiatrici. L’ansia sembra avere una componente cognitiva, una somatica, una emozionale e una comportamentale (Seligman, Walker & Rosenhan, 2001). La componente cognitiva comporta aspettative di un pericolo diffuso e incerto. Dal punto di vista somatico, il corpo prepara l’organismo ad affrontare la minaccia (una reazione d’emergenza): la pressione del sangue e la frequenza cardiaca aumentano, la sudorazione aumenta, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumenta e le funzioni del sistema immunitario e quello digestivo diminuiscono. Esternamente i segni somatici dell’ansia possono includere pallore della pelle, sudore, tremore e dilatazione pupillare. Dal punto di vista emozionale, l’ansia causa un senso di terrore o panico, nausea e brividi. Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare sia comportamenti volontari che involontari, diretti alla fuga o all’evitare la fonte dell’ansia. Questi comportamenti sono frequenti e spesso non-adattivi, dal momento che sono i più estremi nei disturbi d’ansia. Comunque l’ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un’emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza. Si pensa che i circuiti neurali che coinvolgono l’amigdala e l’ippocampo soggiacciano all’ansia (Rosen & Schulkin, 1998). Quando i soggetti vengono sottoposti a stimoli spiacevoli e potenzialmente dannosi come odori o gusti ripugnanti, le scansioni PET eseguite su di loro mostrano flussi sanguigni aumentati nell’amigdala (Zald & Pardo, 1997; Zald, Hagen & Pardo, 2002). In questi studi, i partecipanti riportarono anche un’ansia moderata. Questo potrebbe indicare che l’ansia sia un meccanismo protettivo progettato per prevenire comportamenti potenzialmente dannosi per l’organismo come nutrirsi di cibo avariato. Se l’ansia ricorre cronicamente e questa ha un forte impatto sulla vita di una persona, si può diagnosticare un disturbo d’ansia. I più comuni sono il disturbo d’ansia generalizzata (DAG), il disturbo di panico (DP), la fobia sociale, le fobie specifiche, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo post-traumatico da stress (DPTS). La distinzione con il termine angoscia appartiene solo alle lingue di origine latina, infatti in inglese il termine usato sia per ansia e sia per angoscia è “anxiety”, in tedesco “Angst”.  (wikipedia)

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LIBERATI DALL’ANSIA – CONSIGLI UTILIultima modifica: 2009-04-14T07:02:26+02:00da worldeditor
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