CLIMA: MALE ITALIA, BASTEREBBE 0,2% PIL PER OBIETTIVO

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L’Italia va male rispetto agli obiettivi concordati a Kyoto. “I risultati italiani non sono così negativi come quelli degli Stati Uniti o del Canada – dice Regina Guenther, direttrice del Wwf Germania – ma l’Italia è l’ultima tra i Paesi Ue del G8 e non si impegna abbastanza”. Eppure, basterebbe poco. L’Italia, paese ospite del G8, in questo che è un anno cruciale per la lotta al cambiamento climatico e con la Conferenza di Copenaghen che si avvicina, “deve dare il buon esempio sulle politiche climatiche e lo può fare davvero – sostiene il Wwf in un documento presentato oggi a Roma – preparandosi così anche ad avere un ruolo nella Nuova Rivoluzione Industriale a emissioni zero”. Secondo uno studio di Ecofys, commissionato dal Wwf, con un investimento di 4 miliardi di euro l’anno, ovvero appena lo 0,2% del Pil, l’Italia può ridurre le proprie emissioni del 29% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, raggiungendo l’ obiettivo del 30% (in presenza di un accordo globale a Copenaghen) previsto dalla Ue nel Pacchetto clima ed energia. Nel 2007, in Italia le emissioni totali di gas a effetto serra sono ammontate a 553 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, una responsabilità spartita in particolare dal settore industriale, responsabile del 26% delle emissioni del 2007, seguito da quello della fornitura energetica, che emette il 25% delle emissioni totali di gas a effetto serra, dai trasporti, con il 23%, e dall’edilizia con il 16%. E lo scenario di riferimento elaborato nella Quarta Comunicazione Nazionale, messa a punto per la Convenzione Nazionale sul Clima, prevede un ulteriore aumento delle emissioni da 579 a 623 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, rispettivamente dal 2005 al 2020. E’ proprio dai settori più critici che parte la ‘ricetta’ del Wwf: rispetto ai livelli del 2005, il settore industriale potrebbe risparmiare il 44% delle emissioni migliorando l’ efficienza energetica e la produzione combinata di calore ed elettricità, e riducendo il tasso di clinker (materiale base) nella produzione del cemento. Il settore dei trasporti ne risparmierebbe il 36% solo migliorando l’efficienza energetica dei mezzi e favorendo le ferrovie e il trasporto pubblico. Migliorando l’isolamento termico e la progettazione degli edifici e utilizzando le biomasse per il riscaldamento si avrebbe un risparmio del 35%. Meno 33%, poi, dall’agricoltura sfruttando il biogas e migliorando il regime alimentare dei bovini. Meno 46% nel settore della fornitura energetica migliorando l’efficienza presso gli utenti finali, aumentando l’uso delle energie rinnovabili e adottando soluzioni di cattura e stoccaggio CO2 per ogni impianto a combustibile fossile. Addirittura si potrebbe avere un meno 59% dai rifiuti, solo aumentando riciclo e compostaggio. Un totale che potrebbe arrivare così al 36% di riduzione delle emissioni entro il 2020 rispetto ai valori del 2005, ovvero il 29% rispetto a quelli del 1990. Il tutto – si sottolinea nel documento del Wwf – al costo davvero basso di 4 miliardi di euro l’anno nel 2020, pari allo 0,2% del Pil (si pensi che con la recente crisi economica ci siamo giocati ben 25 volte tanto). Oggi il Wwf, consegnando le eco-pagelle ai paesi del G8 e a cinque degli emergenti, con ancora la Germania prima della classe e l’Italia che “vivacchia” al quarto posto, chiede ai paesi industrializzati di “assumere una leadership effettiva” al summit dell’Aquila, con il cambiamento climatico che diventi “parte integrante dei negoziati misure finanziarie, le opportunità di lavoro e gli investimenti”.   (ansa)

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CLIMA: MALE ITALIA, BASTEREBBE 0,2% PIL PER OBIETTIVOultima modifica: 2009-07-20T07:06:41+02:00da worldeditor
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