ECSTASY: I DANNI – APPROFONDIMENTI (II° PARTE)

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La MDMA (3,4-metilenediossimetamfetamina), più comunemente nota come Ecstasy (talvolta chiamata anche MD, XTC, E, Adam) è una metanfetamina dagli spiccati effetti stupefacenti, anche se non propriamente allucinogeni. Essa differisce dalla MDA soltanto per la mancanza del metile sul gruppo amminico. Si tratta di un composto semisintetico ottenuto dal safrolo, uno degli olii essenziali presenti nel sassofrasso, nella noce moscata, nella vaniglia, nella radice di acoro, e in diverse altre spezie vegetali. Esistono altri precursori naturali dell’MDMA, come il piperonale.

MECCANISMO D’AZIONE: Si tratta di una sostanza a prevalente azione agonista sui siti serotonergici. Similmente a quanto accade nell’azione degli antidepressivi SSRI, essa inibisce la ricaptazione della serotonina (5-idrossitriptamina), neurotrasmettitore coinvolto nell’azione di altre droghe ad azione psichedelica (come l’LSD e la psilocibina), e ne stimola la produzione nel citoplasma neuronale, similmente a quanto accade per le anfetamine nei confronti della dopamina. Mostra inoltre una spiccata affinità per i siti muscarinici, 5-HT2, adrenergici e istaminici. Causa, infine, il rilascio di dopamina; meccanismo questo ritenuto centrale ai fini della accertata neurotossicità della sostanza.

EFFETTI INDOTTI: Stimolazione del sistema nervoso, euforia, nistagmo, mascelle digrignanti, diminuzione dell’appetito, aumento della temperatura corporea, talvolta acidità di stomaco, perdita del controllo muscolare, sovraffaticamento, sbalzi di pressione o stress dovuti alla sensazione di euforia. Sono documentati anche alcuni casi di disidratazione dovuti alla non percezione della stanchezza ed al relativo continuo movimento che hanno causato l’ospedalizzazione o il decesso del soggetto. Perciò si intende che la MDMA può portare alla morte.

Gli effetti psicologici più comunemente riportati sono:

  • Entactogenesi: è una sensazione generale in cui tutto pare giusto e buono per il mondo. Soggetti sotto MDMA descrivono spesso una sensazione di pace e di gioia totale( una felicità che va oltre ogni immaginazione, imparagonabile). Inoltre tutto ciò che generalmente può apparire quotidiano e banale appare come incredibilmente bello e interessante. Lo scienziato Alexander Shulgin, che la sintetizzò nuovamente nei primi anni settanta racconta che le montagne che aveva visto per anni apparvero così belle da non poter sostenere la loro vista.
  • Empatogenesi: è una sensazione di sintonia emotiva con l’altro, insieme a una completa rimozione delle barriere relazionali nella comunicazione. Soggetti sotto MDMA riferiscono di una sensazione di maggiore facilità nella comunicazione: qualsiasi chiusura sembra scomparire. Tale effetto è ritenuto parzialmente responsabile della nomea di “droga dell’abbraccio”. L’accresciuta vicinanza emotiva all'”altro” rende la relazione interpersonale molto gratificante. Molta gente utilizza l’MDMA principalmente per questo tipo di effetti, rendendo situazioni sociali potenzialmente difficili e imbarazzanti (appuntamenti, discoteche, ecc.) più brillantemente gestibili.
  • L’ultrapercettività dei sensi: L’MDMA può aumentare significativamente l’intensità delle percezioni sensoriali – tatto, propriocezione, vista, gusto e olfatto. È abitudine dei consumatori toccare ripetutamente oggetti dai materiali più disparati, gustare od annusare vari alimenti o bevande. Soprattutto la sensazione di un altro corpo e di tutte le possibili reciprocità viene avvertita con forte intensità.

Possibili effetti indesiderati sono irrequietezza, confusione, iperriflessia, alterazione della coscienza, mioclono, convulsioni, midriasi, piloerezione, secchezza alle fauci, diarrea e nausea. Nei casi più gravi rabdomiolisi con mioglobinuria, coagulazione intravascolare disseminata, ipertermia, insufficienza renale acuta. In soggetti predisposti possono presentarsi severe aritmie con ipotensione fino allo shock.

EFFETTI ACUTI (ENTRO 24 ORE):

  • diminuzione rapida dei livelli di 5-idrossitriptamina (5-HT) e di acido 5-idrossiindolacetico (5-HIAA) secondario al rilascio di 5-HT;
  • diminuzione dell’attività della triptofanoidrossilasi (TPH);
  • interazioni micromolari con numerosi recettori per i neurotrasmettitori;
  • ritorno dei normali livelli di idrossindoli entro 24 ore.
  • aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna

EFFETTI A LUNGO TERMINE (ENTRO 36 ORE):

  • diminuzione lenta ma persistente di 5-HT e 5-HIAA dopo il recupero iniziale;
  • persistenza della diminuzione dell’attività della TPH;
  • diminuzione della densità dei terminali serotoninergici;
  • prevenzione delle variazioni da parte degli inibitori della captazione di 5-HT;
  • recupero lento (anche mesi) di alcuni parametri.

Per molti di questi effetti manca una chiara correlazione con la dose di sostanza assunta. È possibile una intossicazione anche alla prima somministrazione, se in dosi eccessive. Non vi sono ancora studi che possano determinare con certezza l’impatto neurotossico della sostanza a lungo termine. I risultati delle ultime ricerche evidenziano un effettivo calo della serotonina nell’ordine del 5-10% in seguito all’assunzione della sostanza, ma evidenziano anche un recupero di tale valore a livelli normali nell’arco di 2-3 mesi di astinenza.

INTERAZIONI CON ALTRE SOSTANZE:

  • L’assunzione di MDMA in concomitanza con gli inibitori delle Monoaminossidasi (MAOI) è una combinazione potenzialmente pericolosa. I MAOI si trovano nei farmaci antidepressivi come Nardil (fenelzina), Parnate (tranilcipromina), Marplan (isocarbossazidina), Eldepryl (l-deprenile), Aurorix / Manerix (moclobemide). Anche l’Ayahuasca contiene MAOI (harmina e harmalina).
  • L’assunzione contemporanea di MDMA e Ritonavir (farmaco inibitore delle proteasi, utilizzato nelle terapie della infezione da Virus HIV/AIDS) pone un rischio severo di vita.
  • Le persone con precedenti episodi di attacchi cardiaci, ipertensione, aneurisma o infarto, glaucoma, malattie epatiche o renali, ipoglicemia possono essere a rischio maggiore. Particolare attenzione va fatta nel combinare MDMA e Viagra.
  • L’uso di MDMA può esacerbare stati depressivi latenti in soggetti predisposti e può indurre depressioni in soggetti che hanno assunto dosi rilevanti di MDMA o che ne fanno uso frequente.
  • Studi condotti negli ultimi 15 anni hanno dimostrato che più alta è la dose e più frequente è l’uso di MDMA, peggiori saranno gli effetti a lungo termine.
  • Ipertermia: l’uso di MDMA può portare a ipertermia (innalzamento della temperatura corporea) specialmente in conseguenza di periodi di attività prolungati come il ballare.
  • Iponatremia / Intossicazione da acqua: alcuni consumatori di ecstasy esagerano nel consumo di acqua con lo scopo di compensare la perdita di liquidi e l’ipertermia. È infatti importante non solo reintegrare le riserve idriche ma anche quelle minerali. Per questo è importante consumare reintegratori idrici di sali minerali come quelli di tipo commerciale usati da chi fa sport e snack salati allo scopo di evitare il pericolo reale di iponatremia (abbassamento della quantità di sali). L’ MDMA può causare cambiamenti nella sintesi dell’ormone della diuresi che ha come conseguenza una suscettibilità maggiore all’Iponatremia.

L’assunzione di MDMA può avere inoltre pericolose interazioni farmacologiche quando, in concomitanza all’assunzione, si è sotto terapia medico-farmacologica di qualsiasi tipo. In particolare si sono rilevati vari casi di morte in seguito all’uso combinato con antidepressivi inibitori della monossidasi amminica (MAO), combinazione di conseguenza estremamente sconsigliata.

L’uso della MDMA è comunque fortemente sconsigliato a chi è affetto da patologie cardiovascolari, renali, epatiche (anche lievi o, pericolo più subdolo, latenti) e a chi ha problemi di pressione. L’uso cronico intensivo può causare danni neuronali permanenti nausea e leggero stordimento. Gli effetti più marcati si presentano dopo circa un’ora dall’assunzione per via orale

(wikipedia)

EFFETTI:

Gli effetti dell’ecstasy si manifestano entro 20 e 60 minuti dopo la sua assunzione e durano tra le 3 e le 4 ore. Per evitare gli effetti secondari, o per sentire un effetto sufficientemente forte, i “conoscitori” non consumano simultaneamente alcol e ecstasy. Se consumato regolarmente e per più giorni, l’effetto del MDMA si attenua (effetto tolleranza). A lungo andare si può manifestare un irrigidimento dei muscoli mascellari. Inoltre dopo la scomparsa degli effetti allucinogeni, le persone sono sfinite. In alcuni casi si possono manifestare problemi d’insonnia, mal di testa e tremolio agli occhi. In altri casi si può soffrire di nausea, nervosità, depressioni e stati confusionali.

DIPENDENZA:

In generale, l’ecstasy non determina una situazione di bisogno fisico a condizione che il MDMA non sia tagliato con altri stupefacenti che possono provocare una dipendenza fisica. L’ecstasy, soprattutto quella in pillole, può essere facilmente tagliata con altre sostanze poiché basta svitare la capsula per introdurvi altri prodotti. Per contro non si può negare che esista un certo pericolo di dipendenza psichica che si traduce con la sensazione di non poter stare veramente bene senza l’assunzione dell’ecstasy. Coloro che consumano regolarmente l’ecstasy sono costretti ad aumentare progressivamente la dose per poter sentire gli effetti della sostanza. Questo aumento è sicuramente anche dovuto ad una forte componente psicologica. Inoltre, un dosaggio elevato accentua gli effetti negativi dell’ecstasy come nausea, sentimenti depressivi e paura. Per gli amfetaminici è presente tolleranza e dipendenza. La sospensione brusca dell’assunzione nei soggetti che utilizzano le amfetamine quotidianamente provoca una sintomatologia di tipo astinenziale che consta di disturbi fisici, quali cefalea, sudorazione profusa, palpitazioni, vertigini, crampi muscolari, disturbi vasomotori ed effetti spiacevoli, in gergo denominati crasi, rappresentati da ansietà, tremori, irritabilità, disturbi del sonno, affaticamento, depressione e isolamento sociale. Alla cessazione degli effetti stimolanti insorge, pertanto, un desiderio incoercibile di assumere la sostanza allo scopo di porre fine alla sindrome astinenziale.

DANNI FISICI

Le amfetamine e i loro derivati hanno una caratteristica capacità di stimolare il sistema nervoso centrale: determinano ipertensione, accelerazione cardiaca, dilatazione delle pupille; incrementano temporaneamente l’energia dell’individuo e riducono l’appetito. L’ecstasy riduce la funzione di un neurotrasmettitore importante come la Serotonina, che è connessa con il benessere e la serenità dell’individuo.

DANNI PSICHICI:

Le conseguenze psichiche e comportamentali dell’impiego di questi farmaci assunti molto spesso in maniera saltuaria e in luoghi di aggregazione, includono, dopo un week-end di euforia, di attivazione e di socievolezza artificiale, una facilità alla disforia, al malumore, all’ostilità, protratte alterazioni della personalità, in alcuni casi vera e propria depressione e pensiero suicida, paranoia e isolamento; a volte l’induzione di inappetenza grave sino all’anoressia mentale che può persistere anche dopo la sospensione del farmaco.
L’ecstasy, dotata anche di effetti allucinogeni similmescalinici (distorsione delle percezioni sensoriali e della percezione della realtà), assunta spesso in combinazione con l’alcool etilico, risulta molto pericolosa soprattutto per i gravi disturbi dello stato di vigilanza che sembrano essere i responsabili di una triste serie di sciagure del traffico stradale che si verificano nelle ore notturne soprattutto in occasione dei fine settimana (le cosiddette “stragi del sabato sera”). L’impiego di ecstasy o altre amfetamine per un certo numero di mesi durante il week-end, può condurre ad un forte legame psichico. Il soggetto diventa incapace di provare le “normali soddisfazioni” prodotte dalle relazioni interpersonali dalle attività ricreative e dal proprio mondo psichico: gli pare che senza pastiglie le cose non abbiano alcun colore.

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ECSTASY: I DANNI – APPROFONDIMENTI (II° PARTE)ultima modifica: 2009-01-22T06:19:00+01:00da worldeditor
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