LA CRISI NON COLPISCE I VIDEOGIOCHI, PER I PRODUTTORI FATTURATI A PIU’ ZERI

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A livello internazionale oltre 50 miliardi di dollari di introiti. Il settore vanta un fatturato di oltre un miliardo di euro con un tasso di crescita del 39,3%. In Italia solo ora stanno nascendo dei corsi che accompagnano i ragazzi verso questa professione che promette guadagni medi elevati anche per le new entry. Per i produttori di videogiochi la crisi economica è solo un ‘gioco’. Il settore, infatti, non solo non risente della difficile congiuntura che sta attraversando il Paese ma continua a registrare fatturati a più zeri. ”Il settore videoludico – dice a LABITALIA Raoul Carbone, presidente della neofiliera dei produttori italiani di videogiochi in Assoknowledge Confindustria e segretario generale di Aiomi, Associazione italiana opere multimediali attive – vanta un fatturato di oltre un miliardo di euro con un tasso di crescita del 39,3%. Del resto anche a livello internazionale, si pone al vertice dell’industria dell’intrattenimento con oltre 50 miliardi di dollari di introiti”. Eppure in Italia i percorsi formativi stanno partendo adesso. ”Solo ora -continua Carbone- stanno nascendo dei corsi che accompagnano i ragazzi verso questa professione. In particolare, a Milano abbiamo la Iulm con un master in ‘Digital Entertainment Media & Design’ che forma professionisti nel settore a tutti i livelli: dalla produzione alla distribuzione di prodotti videoludici, dall’editoria di settore alla pubblicita’ specializzata. A Roma, invece, l’Istituto Europeo di Design offre il corso triennale in ‘Digital and virtual designer’ rivolto a chi vuole diventare un progettista in grado di ideare e realizzare un progetto completo, pensare ed elaborare siti web, cd rom, dvd e progettare immagini interattive e tridimensionali”. Corsi che vale la pena di seguire visto che i guadagni medi sono elevati anche per le new entry. ”Si va dai 1.200 euro mensili per i principianti -ricorda Carbone- fino ai 3.500 per i professionisti con esperienza pluriennale. Somme non da poco se si pensa che nella maggior parte dei casi si tratta di lavoratori under 35”. ”I videogiochi non sono più i ‘giochini’ di una volta -spiega a LABITALIA Francesca Noto, sceneggiatore del gruppo Black Sheep Studios- la loro realizzazione richiede l’impegno di un film. Basta vedere il lungo elenco dei ‘credits’ alla fine dei giochi per rendersi conto delle persone che ci lavorano. Si parte da un’idea su cui poi si sviluppa la sceneggiatura e si organizza un timone con i diversi step, pensati a seconda del gioco che si vuole produrre. Si procede con la costruzione della storia da parte dei sceneggiatori e con la realizzazione del gioco da parte dei programmatori che lo inseriranno in un codice dando cosi’ materialmente vita alla storia. E dopo anni si avrà il videogioco effettivo. Ovviamente per produzioni più piccole e semplici i tempi si restringono”. Ma il videogioco fa male ai più piccoli? ”Il problema -rimarca Francesca- non è che il videogioco faccia male al bambino, anzi addirittura alcuni tipi di gioco possono essere utili per la formazione perché favoriscono la creazione di certi percorsi mentali. Però in Italia esiste la demonizzazione del videogioco, viene visto come qualcosa che minaccia il minore che deve poi fare i conti con la realtà. La verità è che il bambino non deve essere lasciato da solo davanti allo schermo, ma il genitore deve giocare con lui e parlare del percorso del videogioco. Pessima poi l’abitudine del ricatto: ‘studia o non ti faccio giocare con la ‘PlayStation’. Il videogioco non puo’ sostituirsi all’educazione dei figli”.  (Adnkronos)

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LA CRISI NON COLPISCE I VIDEOGIOCHI, PER I PRODUTTORI FATTURATI A PIU’ ZERIultima modifica: 2009-06-08T05:34:00+02:00da worldeditor
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