(26-12-2008) 100 ANNI PASSATI, IL RICORDO: TERREMOTO REGGIO CALABRIA E MESSINA DEL 1908 (FOTO D’EPOCA)

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Il Terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908, spesso noto come Terremoto Calabro-Siculo del 1908, è considerato uno degli eventi più catastrofici del XX secolo. Si verificò alle ore 5:21 del 28 dicembre 1908 e in 37 “interminabili” secondi danneggiò gravemente le città di Reggio Calabria e Messina.

I LUOGHI: La Calabria meridionale e l’area dello Stretto di Messina sono zone ad elevata sismicità; risultano infatti colpite da almeno 8 eventi sismici di magnitudo pari o superiore a 6 in epoca storica. La particolare criticità dell’area è determinata dal fatto che è sede di numerosi centri abitati tra cui due di grandi dimensioni:

  • Messina, città portuale della Sicilia, di antichissima origine, è situata sulla costa occidentale dell’omonimo stretto e dista circa 6 km dalla sponda calabrese. Il terremoto del 1783 distrusse gran parte della città.
  • Reggio Calabria, anch’essa di origini remote e importante in periodo greco, rimase anch’essa pressoché distrutta dal terremoto del 1783 che determinò la successiva riedificazione di molti dei suoi quartieri secondo un nuovo piano regolatore e con criteri innovativi, che persistono tuttora.

I DANNI – LUOGHI PUBBLICI: A Reggio Calabria andarono distrutti diversi edifici pubblici. Caserme ed ospedali subirono gravi danni, 600 le vittime del 22° fanteria dislocate nella caserma Mezzacapo, all’Ospedale civile, su 230 malati ricoverati se ne salvarono solo 29. A Bagnara di Calabria crollarono numerose case. A Palmi andò distrutta la chiesa di San Rocco. A Trifase nei pressi di Catanzaro si ebbero molti danni ma fortunatamente pochi gli scomparsi data la modesta dimensione delle abitazioni. In Sicilia si ebbero crolli a Maletto, Belpasso, Mineo, S. Giovanni di Giarre, Riposto e Noto. A Caltagirone crollò per metà il quartiere militare. A Messina, maggiormente sinistrata, rimasero sotto le macerie ricchi e poveri, autorità civili e militari. Nella nuvola di polvere che oscurò il cielo, sotto una pioggia torrenziale ed al buio, i sopravvissuti inebetiti dalla sventura e semivestiti non riuscirono a realizzare immediatamente l’accaduto. Alcuni si diressero verso il mare, altri rimasero nei pressi delle loro abitazioni nel generoso tentativo di portare soccorso a familiari ed amici. Qui furono colti dalle esplosioni e dagli incendi causati dal gas che si sprigionò dalle tubature interrotte. Tra voragini e montagne di macerie gli incendi si estesero, andarono in fiamme case, edifici e palazzi ubicati nella zona di via Cavour, via Cardines, via della Riviera, corso dei Mille, via Monastero Sant’Agostino. Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed a quello degli incendi si aggiunsero quelli cagionati dal maremoto, di impressionante violenza, che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza (13 metri a Pellaro, frazione di Reggio Calabria). Lo tsunami in questo caso provocò molte vittime, fra i sopravvissuti che si erano ammassati sulla riva del mare, alla ricerca di un’ingannevole protezione. Improvvisamente le acque si ritirarono e dopo pochi minuti almeno tre grandi ondate aggiunsero al già tragico bilancio altra distruzione e morte. Onde gigantesche raggiunsero il litorale spazzando e schiantando quanto esistente. Nel suo ritirarsi la marea risucchiò barche, cadaveri e feriti. Molte persone, uscite incolumi da crolli ed incendi, trascinate al largo affogarono miseramente. Alcune navi alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi entrando in collisione l’una con l’altra ma subendo danni limitati. Il villaggio del Faro a pochi chilometri da Messina andò quasi integralmente distrutto. La furia delle onde spazzò via le case situate nelle vicinanze della spiaggia anche in altre zone. Le località più duramente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Briga e Paradiso, Sant’Alessio e fino a Riposto su quelle siciliane. Gravissimo fu il bilancio delle vittime: Messina, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000 e Reggio Calabria registrò circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Secondo altre stime si raggiunse la cifra impressionante di 120.000 vittime, 80.000 in Sicilia e 40.000 in Calabria. Altissimo fu il numero dei feriti e catastrofici furono i danni materiali. Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909.

LUOGHI DI INTERESSE ARTISTICO E CULTURALE:

Molte delle monumentali costruzioni dei centri urbani subirono numerosi danni che, pur se non irreparabili, comportarono la loro demolizione per l’attuazione dei piani regolatori redatti dagli ingegneri Borzì e De Nava. Essi previdero la realizzazione di città quasi totalmente nuove, con palazzi di modesta altezza (non più di due o tre piani, anche per quelli pubblici) e lunghe strade larghe e diritte con una pianta ortogonale. Il Piano Regolatore dell’ingegnere Luigi Borzì prevedeva, per la città di Messina, un acquedotto della portata di quindicimila metri cubi d’acqua al giorno. La città veniva inoltre delimitata a ovest dalle pendici dei Peloritani, a sud dal torrente Gazzi e dalla Zona industriale, e a nord dal torrente Annunziata. Numerose furono le costruzioni vittima dei danni del terremoto e delle successive demolizioni:

  • A Messina la imponente Palazzata o Teatro marittimo, lunghissima teoria di palazzi senza soluzione di continuità affacciata sul porto (opera seicentesca dell’architetto Simone Gullì e poi ricostruita, dopo il terremoto del 1783, dall’architetto Giacomo Minutoli); il ricchissimo Palazzo Municipale, opera seicentesca di Giacomo Del Duca, incluso nella Palazzata; il palazzo della Dogana, costruito sui resti del Palazzo reale, a sua volta crollato nel terremoto del 1783; tantissime chiese, tra cui quella di San Gregorio, nella parte collinare della città sopra la via dei Monasteri (oggi via XXIV Maggio), quella della SS. Annunziata dei Teatini, opera di Guarino Guarini e la Concattedrale dell’Archimandritato del Santissimo Salvatore, ricostruita nel XVI secolo da Carlo V alla foce del torrente Annunziata, sul posto dell’attuale Museo regionale; il Duomo, ricostruito poi dall’architetto Valenti secondo le linee presunte dell’originaria struttura normanna e molti edifici pubblici; la sede della storica Università, fondata come primo collegio gesuitico al mondo nel 1548.
  • A Reggio Calabria la lunghissima Real Palazzina, costituita da un continuo susseguirsi di eleganti edifici napoleonici, affacciata sull’antico lungomare; l’imponente Palazzo San Giorgio (Palazzo Municipale), poi ricostruito dall’architetto Ernesto Basile; l’elegante Villa Genoese-Zerbi, esempio di barocco seicentesco della città; gli importanti palazzi Mantica, Ramirez e Rettano; moltissime chiese e basiliche tra cui il ricchissimo Duomo barocco, poi ricostruito divenendo l’edificio sacro più grande in Calabria; l’antichissima basilica bizantina della Cattolica dei Greci; le fontane monumentali sul lungomare ed un gran numero di imponenti ed importanti edifici pubblici e privati.

Le due città persero così gran parte della memoria storica legata a quella che era stata l’evoluzione urbanistica nei secoli precedenti; inoltre caserme ed ospedali in entrambe le città subirono danni gravi: all’ospedale civile, su 230 malati in ricovero se ne salvarono soltanto 29. Alcuni edifici vennero letteralmente sgretolati, come polverizzati, e la popolazione che vi abitava fu colta dal sisma nelle ore notturne e non ebbe il tempo di mettersi in salvo. Il capoluogo della Calabria fu spostato temporaneamente da Reggio Calabria a Catanzaro. Nel porto di Reggio Calabria, la linea ferrata costiera venne letteralmente divelta, molti vagoni furono ripescati in mare.

LE ORE PRIMA DEL TERREMOTO: Si narra che il giorno precedente alla sciagura fosse stato molto tranquillo, per le strade si respirava un clima di festa e nulla lasciava intuire cosa sarebbe accaduto a breve, a Messina si era trascorsa una serata tranquilla (al Teatro si dava la prima dell’Aida, si festeggiava inoltre la festa di Santa Barbara), mentre a Reggio ci si compiaceva del nuovo impianto di illuminazione stradale elettrico, inaugurato solo il giorno precedente e moderno.

IN RICORDO: Post dedicato a tutte quelle persone che persero la vita in quel terribile giorno, ove la natura si scatenò contro le nostre due città: Reggio Calabria e Messina. Si spera in un futuro migliore, che non capitino più tali avvenimenti catastrofici. Grande speranza. Un saluto a tutti i lettori, Worldeditor.

FOTO:

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(26-12-2008) 100 ANNI PASSATI, IL RICORDO: TERREMOTO REGGIO CALABRIA E MESSINA DEL 1908 (FOTO D’EPOCA)ultima modifica: 2008-12-28T00:31:00+01:00da worldeditor
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